Quando mi è giunto l’invito per la master class sui migliori oli extravergine italiani alla Città del Gusto, ho fatto un salto indietro nel tempo. Ho ricordato una ragazzina (ahimè) tra i banchi della Federico II Facoltà di Scienze e Tecnologie Alimentari. Non ricordo il voto preciso (ma mi sembra buono) per l’esame sull’olio ma di certo ricordo quanto fosse complicato ottenere l’extravergine di oliva. Un lavoro complesso, costante preciso e certosino. Una minima pecca, un tarlo, un tempo sbagliato ne avrebbe compromesso la qualità. Grazie a Gambero Rosso e a Città del Gusto ho avuto modo quindi di scoprire quali siano attualmente i migliori agricoltori oleari e frantoiani oggi in circolazione in Italia. Lo scorso anno complice, anzi no, una mosca che a fatto grossi danni la campagna olearia è stata molto faticosa e solo grazie alla bravura e alle capacità dei frantoiani, tra l’altro alcuni di essi molto giovani, si sono potuti portare a casa dei nobili risultati. Gambero Rosso ha studiato e analizzato 400 aziende che sono state recensite all’interno della Guida Oli d’Italia 2017 del Gambero Rosso, realizzata in collaborazione con Unaprol.
Si parla di eccellenze certo, non v’è dubbio, ma è pur ovvio che tra le eccellenze ci siano quelle che brillano ancora di più. La serata infatti è stata dedicata a chi si è distinto con il massimo riconoscimento delle Tre Foglie. A spiegarci tutti i dettagli tecnici dei meriti di queste dieci eccellenze è il Professore Gaetano Avallone, maestro indiscusso dell’arte olearia e ottimo mentore (molto spesso infatti ho pensato a quanto sarebbe bello incontrare dei professori così all’università che ti fanno “innamorare” della materia). Le aziende presenti sono: le campane Benedetta Cipriano; Nicolangelo Marsicani (premio Speciale Frantoio dell’anno); Piero Matarazzo; Marco Rizzo; Tenuta Romano; Maria Manuela Russo; San Salvatore; Sole di Cajani; Torre a Oriente e Rosalba Trama; Frantoiani del Vulture dalla Basilicata; Carlucci Food dalla Puglia; Centonze dalla Sicilia; la sarda Accademia Olearia (Premio Speciale Miglior performance territoriale); Trappeto di Caprafico dall’Abbruzzo; Cosmo di Russo dal Lazio; la lombarda Gaiatto e dall’Umbria Decimi e Marfuga. Durante la masterclass ho avuto di fare il giro d’Italia senza muovermi dalla mia postazione. Un’esperienza sensoriale, unica, che ha accresciuto in me la voglia di sapere e studiare, spostando sempre un po’ più in su il paletto della conoscenza. Il Maestro ci porta per mano donandoci alcune sue perle assolutamente condivisibili, una su tutte è quella in cui afferma che non esiste l’oliva cattiva o l’albero cattivo, ma è sempre colpa del frantoiano se l’olio non è eccellente. L’Italia, afferma inoltre è la Ferrari della gastronomia, e tenere una Ferrari ferma nel traffico proprio non si può. Da essa si deve pretendere il meglio, sempre e soprattutto a tavola, anche perché se siamo disposti a pagare un paio di scarpe anche duecento euro, tra l’altro brutte, e vantandocene, non si capisce perché storciamo il naso davanti ad una bottiglia di olio che costi quindici o venti euro. Per la nostra salute dovremmo altresì stare bene alla larga dai prodotti industriali che si trovano a poco prezzo nei supermercati. Un olio extravergine di oliva non può essere mai in offerta! Dopo quasi due ore di lezione si deduce che il nostro made in Italy olivicolo, il cui vero punto di forza è la biodiversità che vanta ben 510 cultivar censite ci porta ai vertici del mercato mondiale delle eccellenze.
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